Le muse, secondo la mitologia greca, erano le figlie di Zeus e di Mnemosine, dea della memoria. In numero di nove, proteggevano ognuna una particolare arte, dalla musica alla poesia, dall’astronomia alla commedia.
Quando il faraone Tolomeo I, nel quarto secolo avanti Cristo circa, fonda una struttura che chiama “Museo”, in onore di quelle divinità, probabilmente non avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe stato di quella sua creatura.
Nati inizialmente come luoghi di incontro fra intellettuali, oggi potremmo definirli come l’incrocio fra un centro studi e un… co-working. Per noi che viviamo questo primo scorcio di ventunesimo secolo, invece, i musei sono venuti a significare qualcosa di completamente diverso. Questo sito è dedicato alla storia di questi poli culturali, alla loro analisi e alla discussione sul futuro di queste strutture uniche e sempre affascinanti.
I primi musei, fra mecenatismo e politica
Se sappiamo con precisione quando e dove (ad Alessandria d’Egitto) sia nato il primo museo, non sappiamo di preciso quando la sua connotazione iniziale e originaria si sia trasformata in quella che ancora oggi le riconosciamo. Ovvero, per dirla con l’Enciclopedia Treccani, una “raccolta di opere d’arte, o di oggetti aventi interesse storico-scientifico, etno-antropologico e culturale”.
Già nell’antica Grecia e nell’antica Roma si era diffusa l’idea che pagare cifre importanti per assicurarsi i lavori di artisti considerati di primo piano fosse una sorta di status symbol, ma non c’erano luoghi aperti a tutti deputati all’esposizione di questi artisti, che invece entravano a far parte degli arredi delle case dei più ricchi. Un esempio molto noto è quello del gruppo di Laocoonte, attribuito di volta in volta a Polidoro, Agesandro e Atanodoro: forse fu anche nella Domus Aurea di Nerone, ma di sicuro fu proprietà dell’imperatore Tito e solo gli ammessi nelle dimore imperiali potevano ammirarlo. Oggi invece è esposto ai Musei Vaticani.
Alla sfera pubblica venivano destinati altri generi di opere, come templi, fontane o acquedotti e, con l’esplosione del Cristianesimo, le chiese.
Comincia tutto da una chiesa
Proprio le chiese erano poi fortemente legate alle famiglie nobili che le avevano fatte costruire, che si occupavano anche di pagare per le loro decorazioni interne: affreschi, mosaici, pale d’altare, statue… Erano davvero come delle gallerie d’arte, con artisti in esposizione che corrispondevano a coloro che andavano per la maggiore all’epoca.
Lo sono senz’altro anche oggi: strutture come la Basilica di San Francesco ad Assisi, Santa Maria del Fiore a Firenze o San Pietro a Roma sono strabordanti di opere d’arte importantissime non solo dal punto di vista artistico ma anche sociale e politico.
Edifici e loro contenuti ci raccontano cosa fosse importante per i committenti, quali fossero i messaggi “fra le righe” che volevano mandare ai fedeli (o ai loro amici cardinali, o ad altre famiglie potenti quanto la propria). Così, di capolavoro in capolavoro, si andavano costruendo importantissime collezioni private. Proprio queste saranno la base dei primi, effettivi musei.