A cosa e a chi servono i musei?

Nell’immaginario collettivo, i musei conservano opere d’arte dal valore inestimabile: statue, quadri, gioielli, reperti archeologici e tutto ciò che appartiene all’antichità.

In realtà è ovvio che esistono musei per ogni ambito della conoscenza umana, dalla storia all’antropologia, dalla scienza alla tecnologia, e ci sono musei che sono dedicati a particolari settori o gruppi di persone, con musei per i bambini ma anche musei della cultura contadina, o ancora con un focus a particolari periodi storici (un esempio è il Museo di Waterloo in Belgio, che si occupa solo della storica battaglia).

È ovvio allora che i musei siano non solo luoghi deputati alla conservazione di oggetti preziosi, ma ancora di più alla trasmissione della conoscenza su determinati episodi della nostra storia o su aspetti talmente importanti che vanno trasmessi alle generazioni future.

Il superamento del museo classico

I musei che esistono da secoli, per loro stessa natura, attiravano almeno inizialmente cittadini più privilegiati, ma oggi non è più così. A tal proposito, un importante documento dal nome di Convenzione di Faro, prodotto dal Consiglio d’Europa e ratificato dall’Italia proprio pochi mesi fa, ha auspicato che i musei smettano di essere spazi elitari, di fatto fotografando una realtà già esistente.

Da qualche anno, infatti, i musei di tutto il mondo cercano di intercettare nuove fasce di visitatori con iniziative diverse e nel nome della modernità: ci sono visite in notturna, eventi paralleli come concerti o proiezioni di film, laboratori dedicati a bambini, ingressi gratuiti in alcuni momenti dell’anno. Il tutto nell’ottica di trasformare questi spazi in qualcosa di molto simile a quanto sognò il faraone Tolomeo tante migliaia di anni fa… Il museo come spazio vivo, da frequentare tutti i giorni, senza ostacoli.


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